Un tuffo nell’informatica

Di   10 Gennaio 2022

Il binomio agricoltura e informatica non è una novità. La rivoluzione culturale del processo telematico-informatico dell’agricoltura è, però, in buona parte ancora in cantiere

Con l’ingresso dell’informatica in agricoltura, i tradizionali punti di riferimento si sono spostati, se non addirittura sono stati demoliti con forte disagio tra chi è fortemente legato all’esperienza di strumenti e modelli del passato ormai fuori mercato. Ma cosa serve per incoraggiare questa rivoluzione culturale? La curiosità, prerogativa di tutte le generazioni, anche se le risposte saranno diverse. L’informatica è prima di tutti uno strumento tecnologico rivoluzionario e innovativo come mai se ne erano visti, ma è anche divertente, per chi vi si immerge. I settori toccati dall’informatica ne vengono trasformati, anche quelli agricoli, che sembravano inevitabilmente legati ai processi naturali ed “eterni” del produrre e del vendere.

Agricoltori e contoterzisti sanno perfettamente come prerogativa dell’agricoltura, pur nel suo andamento stagionale, non sia tanto la lentezza e la ripetitività delle azioni come delle stagioni, ma la velocità di intervento, la capacità di leggere e interpretare le situazioni di campo (ma anche di mercato) che potrebbero incidere pesantemente sulla produzione e sulla redditività aziendale. L’immediatezza dell’intervento si basa sulla tempestiva conoscenza della situazione e dei fattori in gioco, non solo interni all’azienda, ma anche esterni e spesso molto lontani, come possono essere le variabili condizioni di un mercato ormai mondiale. La bravura di agricoltori e agromeccanici sta in tale conoscenza che, grazie alle attuali tecnologie informatiche applicate all’agricoltura, alla zootecnia ed ai comparti ad esse collegati, diventa più ampia e giunge più velocemente a una sintesi e a una decisione basata non più sulle sensazioni o sull’abitudine ma sui dati di fatto.

Nonostante possa risolvere numerosi problemi in agricoltura, la cultura informatica stenta a diffondersi soprattutto presso la fascia imprenditoriale avanti negli anni e, quindi, poco propensa all’apprendimento e all’esercizio di tecnologie così innovative. La conversione telematica non può essere improvvisa, ma neppure troppo lenta, se si vuole restare competitivi e non essere tagliati fuori. Il naturale ricambio generazionale arriverarà, quindi, troppo tardi. Occorre ora uno sviluppo importante delle conoscenze e dei termini informatici: una cultura che può apparire poco concreta e pratica a chi, per la natura stessa del suo lavoro, ha i piedi ben piantati e terra e non nel cloud (quella nuvola dentro internet dove si archiviano le foto del cellulare e i dati delle macchine agricole e delle coltivazioni).

L’informatica non permette di cogliere un rapporto diretto tra l’applicazione dello strumento e l’effetto che produce: l’aratro che rivolta la zolla, la seminatrice che depone il seme, la forbice potatrice che recide il ramo, la mietitrebbiatrice che raccoglie le messi, la mungitrice che recupera tutto il latte. Tutto ciò non ha niente della realtà virtuale che sta dietro ad ogni sistema informatico e telematico.

Che fare allora? Per generare curiosità occorre far vedere che l’informatica accresce la capacità di risolvere i problemi, espande la percezione e i punti di vista di agricoltori e agromeccanici. E se la formazione all’inizio è faticosa (per tutti), richiede prendersi una pausa dalle attività ordinarie e regala la scomoda sensazione di scavare nell’acqua, non c’è nulla di male ad avere una mentalità da principiante e non da tuttologo e una volta assimilate le prime conoscenze, l’apprendimento può diventare divertente.