Un progetto di Regolamento sul riuso dell’acqua

Di   26 Febbraio 2019

Il Parlamento europeo ha approvato un progetto di legge che definisce gli standard minimi di qualità da rispettare per il riutilizzo dell’acqua destinata all’irrigazione agricola. Obiettivo del provvedimento è facilitare il riutilizzo delle acque reflue per contrastare la scarsità di risorsa idrica. Perché la proposta diventi un regolamento europeo occorrono però almeno due passaggi: il Consiglio deve stabilire la propria posizione e dovranno iniziare i negoziati con i ministri Ue.

“L’acqua recuperata (ovvero le acque reflue urbane che sono state trattate in un impianto di bonifica) sarà utilizzata per irrigare colture alimentari, colture alimentari trasformate e colture non alimentari”. Un comunicato stampa del Parlamento europeo spiega così la proposta di REGOLAMENTO recante prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua. Solo 6 Stati membri (Cipro, Grecia, Spagna, Francia, Italia e Portogallo) hanno, infatti, introdotto obblighi in materia e un regolamento europeo diventa più che mai necessario.

L’acqua è una risorsa limitata nell’Unione europea: un terzo del suo territorio è soggetto a condizioni di stress idrico. La siccità del 2003 ha avuto conseguenze complessive sull’economia europea (e soprattutto dei paesi mediterranei, di Francia e Regno Unito) stimate in almeno 8,7 miliardi di euro e misurate come perdite derivanti direttamente dalla siccità (CE, 2007). Anche gli effetti immediati della siccità, come i danni all’agricoltura e alle infrastrutture, così come gli effetti più indiretti, come la riluttanza a investire in una zona a rischio, possono avere gravi conseguenze per l’economia.

Fra il 1976 e il 2006 il numero di zone e persone colpite da siccità è aumentato di quasi il 20%, mentre il costo totale delle siccità ha raggiunto 100 miliardi di euro (CE, 2012). La siccità dell’estate 2017 illustra, una volta di più, le dimensioni delle perdite economiche; le perdite previste nel solo settore dell’agricoltura italiana sono pari a 2 miliardi di euro. Questa tendenza è destinata a proseguire: la scarsità d’acqua non è infatti più confinata a un esiguo numero di aree del continente, ma costituisce già una preoccupazione per tutta l’Unione, con significative conseguenze ambientali ed economiche. A loro volta, tali conseguenze potrebbero incidere sulla concorrenza e l’efficace funzionamento del mercato interno. Per ovviare a questo problema, le risorse idriche dell’Europa devono essere gestite in modo più efficiente.

Il risparmio idrico deve diventare una priorità

Le acque reflue provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane offrono un’alternativa affidabile di approvvigionamento idrico per vari scopi. Di questi, l’irrigazione agricola ha il più alto potenziale per estendere la pratica del riutilizzo dell’acqua. Il riutilizzo delle acque reflue trattate produce generalmente un minore impatto ambientale rispetto, ad esempio, ai trasferimenti d’acqua o alla desalinizzazione, e offre una serie di vantaggi ambientali, economici e sociali. Inoltre, esso prolunga il ciclo di vita dell’acqua, contribuendo in tal modo a preservare le risorse idriche, in piena conformità con gli obiettivi dell’economia circolare. Benché il riutilizzo dell’acqua nell’UE non sia ovviamente di per sé in grado di risolvere i problemi legati alle carenze idriche, attualmente la diffusione delle pratiche di riutilizzo dell’acqua rimane molto al di sotto delle sue potenzialità, con grandi differenza da uno Stato membro all’altro.

Obiettivo: riutilizzare più del 50 % del volume totale d’acqua

Si stima che lo strumento proposto potrebbe portare ad un riutilizzo di acque per uso irriguo dell’ordine di 6,6 miliardi di m3 all’anno, che sarebbe invece di 1,7 miliardi di m3 all’anno in assenza di un quadro giuridico a livello dell’UE. Riutilizzare più del 50 % del volume totale d’acqua teoricamente disponibile per l’irrigazione proveniente dagli impianti di trattamento delle acque reflue dell’UE eviterà oltre il 5 % dell’estrazione diretta delle acque superficiali e sotterranee, con il risultato di ridurre lo stress idrico in generale di oltre il 5 %. L’adozione di misure, fin da ora, contribuirebbe a ridurre lo stress idrico laddove ciò è già una realtà nell’UE e preparerebbe anche i gestori e gli agricoltori ad agire anche in quelle parti dell’Unione che subiranno un aumento dello stress idrico nei prossimi anni e decenni.

Perché un regolamento Ue

Alla fine è stato scelto il regolamento come strumento giuridico perché sarebbe direttamente applicabile agli operatori del settore (parallelamente agli Stati membri). La sua adozione potrebbe avere un impatto positivo su ricerca e innovazione, ed anche portare allo sviluppo delle migliori tecnologie e a nuove opportunità commerciali nel mercato interno. Inoltre un regolamento entrerebbe in vigore molto più rapidamente di qualsiasi eventuale futura modifica della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane.