Crea, presentato l’Annuario dell’agricoltura italiana 2021

Di   22 Dicembre 2022

Presentato l’Annuario dell’agricoltura italiana 2021 del Crea, giunto alla 75a edizione. L’agricoltura si conferma protagonista all’interno della filiera agroalimentare che contribuisce per il 15% del fatturato globale dell’economia nazionale. La crescita, rispetto al 2020, del fatturato complessivo dell’agroalimentare, si deve alle buone performance dell’agricoltura (+6,4%) e dell’industria alimentare (+7,6%), in aumento anche rispetto ai livelli pre-pandemia (+2,5% sul 2019). Indiscusso anche il contributo dell’agricoltura alla bioeconomia (+11% circa rispetto al 2020), di cui il primario e l’industria alimentare rappresentano quasi il 60% della produzione e il 69% di occupati. CRESCE IN VALORE E SUPERFICI IL CONTOTERZISMO PASSIVO, OSSIA QUELLO PROFESSIONALE


«L’Annuario dell’Agricoltura Italiana, giunto alla sua LXXV edizione, dal 1947, analizza l’andamento e l’evoluzione del sistema agro-alimentare nazionale. Così come 75 anni fa il I° Volume rifletteva il momento straordinario affrontato dal Paese dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, allo stesso modo anche quest’ultimo, dedicato al 2021, restituisce un’immagine vitale dell’agricoltura nazionale, di fronte alle molte sfide di questo millennio. La sempre più pressante emergenza climatico-ambientale, l’uscita dalla pandemia, un nuovo conflitto bellico, l’emergere di nuove forme di povertà, ricollocano l’agricoltura e l’agro-alimentare al centro dell’interesse pubblico, del dibattito tecnico-scientifico e, quindi, dell’agenda politica mondiale».

Così Carlo Gaudio, presidente del CREA intervenendo oggi alla presentazione dell’Annuario dell’Agricoltura italiana 2021, la fonte più autorevole e completa per comprendere lo stato del settore in Italia, realizzato dal CREA con il suo Centro Politiche e Bioeconomia.

L’agricoltura si conferma protagonista all’interno della filiera agro-alimentare, simbolo del Made in Italy, dove l’intera filiera contribuisce al 15% del fatturato globale dell’economia nazionale. La crescita, rispetto al 2020, del fatturato complessivo dell’agro-alimentare, si deve alle buone performance dell’agricoltura (+6,4%) e, soprattutto, dell’industria alimentare (+7,6%), in aumento anche rispetto ai livelli pre-pandemia (+2,5% sul 2019). Indiscusso anche il contributo dell’agricoltura alla bioeconomia (+11% circa rispetto al 2020), di cui il primario e l’industria alimentare rappresentano quasi il 60% della produzione e il 69% di occupati (69%).

Agroalimentare: 75° edizione dell’Annuario CREA dell’agricoltura italiana per un 2021 da record per export, prodotti di qualità e biologico. Realizzato dal CREA Politiche e Bioeconomia è stato presentato oggi dal Presidente del CREA Prof. Carlo Gaudio e dal Direttore Generale Stefano Vaccari.

“Come ogni anno, da 75 anni, l’Annuario consolida tutti i dati e i trend dell’agricoltura italiana e rappresenta l’unica pubblicazione capace di descrivere con rigore e completezza la complessità del nostro sistema agroalimentare – dichiara Stefano Vaccari, direttore generale del CREA – Un Sistema che anche nel 2021 ha dimostrato straordinaria vitalità e che nel complesso fattura oltre 549 miliardi di euro. A livello europeo l’Italia agricola cresce, ma meno di altri Paesi e perde la Leadership del Valore aggiunto che deteneva da 8 anni. Rimane comunque elevata la capacità delle aziende agricole italiane di produrre valore: delle quattro maggiori agricolture europee, Francia, Italia, Germania e Spagna, un ettaro italiano continua a produrre più del doppio del Valore aggiunto di tutti gli altri Paesi. Straordinario rimane l’apporto delle attività connesse agricole, che con oltre 12,5 miliardi di euro nel 2021 si confermano strategiche per l’intera agricoltura nazionale, costituendo un quinto dell’intera produzione lorda vendibile italiana”.

Dal punto di vista strutturale, si segnala, da un lato, la massiccia fuoriuscita di aziende dal settore (-30%), in particolare di piccola e piccolissima dimensione: in calo quelle sotto un ettaro (rappresentano circa il 21% del totale nel 2020 contro l’oltre 30% del decennio precedente) mentre aumentano quelle da 50 ettari in su (dal 2,8% a oltre il 4,5%); dall’altro, invece, la crescita della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) media aziendale da 8 a 11 ettari (1,2 milioni ettari). (Dati 7° Censimento agricoltura 2020 ISTAT).

Sul fronte degli scambi con l’estero anche nel 2021 si conferma positivo il valore del saldo commerciale: le esportazioni superano per la prima volta il valore dei 50 miliardi di euro (+11,3%), di cui i prodotti del Made in Italy rappresentano più del 73% del totale (+9,5% sul 2020).
L’Italia continua a detenere all’interno dell’UE il primato dei prodotti di qualità certificata DOP/IGP, che contano 316 prodotti agroalimentari e 526 vini, con risultati record in termini di valore della produzione e delle esportazioni, che hanno raggiunto rispettivamente gli 8 miliardi di euro (+9,7%) e la cifra record di 4,4 miliardi (+12,5%). Inclusi i vini, il valore supera i 19 miliardi di euro rappresentando il 21% sul fatturato dell’agro-alimentare nazionale.

Primato anche per il biologico con 2,2 milioni di ettari coltivati, che collocano l’Italia tra i primi paesi produttori in Europa: 17,4% della SAU nazionale a fronte del più contenuto 9,1% della media UE.

Si conferma rilevante la spesa pubblica per il settore agricolo: poco superiore ai 12 miliardi di euro (+10,8% rispetto all’anno precedente). Dall’UE provengono i due terzi (67%) di questo sostegno, mentre i fondi nazionali coprono il 19% e quelli regionali il restante 14%.

Dal punto di vista ambientale, le emissioni agricole rappresentano l’8,6% del totale delle emissioni nazionali (+4,2% rispetto al 2019), ma nel lungo periodo (1990-2020)si è registrata una diminuzione delle emissioni del settore superiore all’11%. Nel 2021, si segnala un aumento sia del numero degli impianti di biogas che dei metri cubi prodotti di biogas e biometano in Italia (circa 2 miliardi di standard metri cubi di biometano e oltre 40 milioni di tonnellate di biomasse agricole).

Stabile al 20% il peso delle attività di diversificazione dell’agricoltura sul valore della produzione con un contributo pari a 12.520 milioni di euro nel 2021, in netta ripresa dopo le grandi difficoltà legate alla pandemia. Le aziende diversificate sono circa il 5,7% del totale e l’attività più diffusa si conferma l’agriturismo (che interessa quasi il 38% delle aziende con attività connesse), seguita dal contoterzismo attivo che, sebbene in forte riduzione (-52%), coinvolgono ancora il 14,5% delle totali aziende con attività connesse, percentuale che sale ulteriormente se si considerano anche le attività in conto terzi non agricole (contoterzismo passivo), confermandosi così come un ulteriore pilastro della diversificazione nell’agricoltura italiana.
I servizi di contoterzismo attivo pesano per circa il 46% dell’intero valore dei servizi agricoli. I servizi in conto terzi, peraltro, non avevano subìto il contraccolpo della pandemia e riprendono la loro tradizionale tendenza di crescita (+3,3% in valore).

La produzione di energia da fonti rinnovabili fa segnare una crescita del 200% delle aziende in dieci anni.

IL CONTOTERZISMO PASSIVO (OSSIA PROFESSIONALE)

Nella parte dedicata ai servizi agromeccanci (alla quale anche Uncai ha conllabroato), l’Annuario evidenzia come il contoterzismo passivo (ossia quello professionale, svolto da imprese terze agromeccaniche) sia oggi la forma di contoterzismo più diffusa a livello nazionale (pag. 284). L’aspetto è emerso già dall’ultimo Censimento dell’agricoltura per il quale quasi il 28% delle aziende agricole si avvale di servizi in contoterzi, mentre le aziende agricole che esercitano il contoterzismo attivo come attività connessa non superano l’1% del totale.

In termini di superficie ammontano a circa 1,2 milioni gli ettari dati in affidamento completo a ditte contoterziste, rappresentando quasi il 10% della SAU nazionale; mentre, per quanto riguarda la superficie in affidamento parziale sono in particolare le operazioni di raccolta meccanica e prima lavorazione ad essere affidate all’esterno dell’azienda (17%), seguite dalla semina (6%), l’aratura (5%), altre lavorazioni (5%) e la fertilizzazione (3%).