Emissioni industriali: bene per i bovini, male per suini e avicoli

Di   30 Novembre 2023

Raggiunto l’accordo tra parlamento europeo e consiglio sulla revisione della Direttiva IED

Nella tarda serata di martedì, i negoziatori del parlamento europeo e del consiglio hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sulla revisione della Direttiva sulle emissioni industriali (IED) e della Direttiva sulle discariche di rifiuti, nonché sul nuovo regolamento relativo al portale delle emissioni industriali.

L’obiettivo di Bruxelles è combattere ulteriormente l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo causato dai grandi impianti agroindustriali, che può anche portare a problemi di salute come asma, bronchite e cancro.

Le nuove norme renderanno obbligatorio fissare i livelli di emissioni più severi possibili e spingeranno gli impianti industriali a concentrarsi maggiormente sull’efficienza energetica, idrica e dei materiali e sul riutilizzo, oltre a promuovere l’uso di sostanze chimiche più sicure, meno tossiche o non tossiche nei processi industriali, attraverso obiettivi di emissione o di prestazione ambientale.

EMISSIONI E ALLEVAMENTI

I co-legislatori europei hanno deciso di estendere la IED anche agli impianti dell’industria estrattiva (miniere) e ai grandi impianti che producono batterie. Soprattutto hanno concordato di estendere le misure IED agli allevamenti di suini con più di 350 unità di bestiame (lsu). Sono escluse le aziende che allevano suini in modo estensivo o biologico, e all’esterno per un periodo di tempo significativo nell’arco dell’anno.

Per il pollame, si applicherebbe agli allevamenti di galline ovaiole con più di 300 lsu e agli allevamenti di polli da carne con più di 280 lsu. per le aziende che allevano sia suini che pollame, il limite sarà di 380 lsu.

ESCLUSIONE DEI BOVINI

Inizialmente la commissione aveva proposto una soglia di 150 lsu per tutto il bestiame, compresi i bovini. I co-legislatori hanno concordato di incaricare la commissione di riesaminare, entro il 31 dicembre 2026, la necessità di un’azione dell’Ue per affrontare le emissioni derivanti dall’allevamento del bestiame, compresi i bovini, nonché una clausola di reciprocità per garantire che i produttori al di fuori dell’Ue soddisfino requisiti simili alle norme dell’Ue quando esportano nell’Ue.
L’esclusione degli allevamenti bovini è frutto anche del lavoro di Paolo De Castro, relatore per il gruppo S&D in commissione agricoltura: “I negoziatori del parlamento hanno scongiurato un errore scientifico e pratico, escludendo l’allevamento bovino dagli obblighi derivanti da questa direttiva, che avrebbe messo a repentaglio decenni di avanzamento dell’intera filiera, capaci di farci raggiungere i più alti standard produttivi e di benessere animale al mondo”, spiega De Castro, che prosegue: “La situazione rimane sostanzialmente invariata per i grandi allevamenti avicoli e suinicoli, che dovranno continuare a mettere in campo misure per la riduzione delle emissioni.Nnei prossimi anni, la commissione continuerà a monitorare i livelli di emissioni e, solo nel caso se ne riscontri un’effettiva necessità, potrà proporre un’ulteriore revisione del testo non prima del 2028.” “I nostri allevatori non possono essere messi in una situazione di svantaggio competitivo, per questo è stato concordato che un’eventuale futura inclusione del settore bovino non possa prescindere da clausole di reciprocità per tutti i prodotti importati nell’Unione, garantendo quindi una situazione di concorrenza leale”.

ASSOSUINI SUGLI SCUDI

Elio Martinelli, presidente di Assosuini, dipinge un quadro fosco per gli allevatori di suini e avicoli: “L’esito del trilogo sulla direttiva riguardante gli allevamenti intensivi va nella corretta direzione per i bovini, ma è un disastro per suini e avicoli. Siamo a un passo da una situazione che secondo noi rischia di danneggiare irreparabilmente la filiera. Chiediamo all’Ue un importante sforzo, resistere alle lobby animaliste e alzare ulteriormente il limite di capi allevati prima di diventare allevamenti intensivi per la suinicoltura e l’avicultura”.

IL PORTALE DELLE EMISSIONI EUROPEE

I negoziatori hanno inoltre concordato di aumentare la trasparenza e la partecipazione del pubblico in relazione alla concessione di licenze, al funzionamento e al controllo degli impianti regolamentati. Il Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti sarà trasformato in un Portale europeo delle emissioni industriali, dove i cittadini potranno accedere ai dati relativi a tutte le autorizzazioni dell’Ue e alle attività inquinanti locali. Inoltre, al più tardi entro il 2035 dovranno essere attivati i sistemi di autorizzazione elettronica.

SANZIONI E PROSSIMI PASSI

Le aziende inadempienti possono incorrere in sanzioni pari ad almeno il 3% del fatturato annuo dell’operatore nell’Ue per le violazioni più gravi e gli Stati membri devono riconoscere ai cittadini colpiti dalla non conformità il diritto di chiedere un risarcimento per i danni alla salute. L’accordo deve ancora essere adottato dal parlamento e dal consiglio, dopodiché la nuova legge sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue ed entrerà in vigore 20 giorni dopo.
Gli Stati membri avranno quindi 22 mesi di tempo per conformarsi alla direttiva.