Addio a Franco Scaramuzzi, Presidente Onorario dei Georgofili

Di   7 Gennaio 2020

Lunedì 6 gennaio 2020, a Firenze, è mancato il Professor Franco Scaramuzzi. Era nato a Ferrara il 26 dicembre 1926

Accademico dei Georgofili dal 1958, Franco Scaramuzzi era stato chiamato a far parte del Consiglio Accademico nel 1979. Fu eletto Presidente dell’Accademia dei Georgofili nel 1986 e fu rieletto per 8 volte consecutive, rimanendo in carica per 28 anni. Era Presidente quando, nel 1993, l’Accademia fu distrutta da un’autobomba attribuita alla mafia ed egli svolse un lavoro determinante per la sua ricostruzione. Dal 2014, fu nominato Presidente Onorario dei Georgofili e continuò a partecipare alle attività del Consiglio, mantendo la sua residenza di lavoro nella Sede Accademica.

Sempre pronto a dare battaglia a difesa dell’agricoltura e contro i suoi eufemismi, memorabile, per verve e pungente vis polemica, la prolusione a lui affidata dell’anno accademico 2015, quando tuonò contro la montante moderna “agrarizzazione” di ciò che di agrario non ha nulla, nel nome di una malintesa multifunzionalità. Una frustata impietosa alle velleità di chi vagheggia un’”agricoltura paesaggistica” fuori dalla realtà.

La prolusione si intitolava “Il grande errore: demolire l’agricoltura”. Scaramuzzi aveva individuato e illustrato ogni singolo colpo, dalla cancellazione ideologica del mondo contadino al capovolgimento nel tempo della ratio stessa della Pac, dal consumo compulsivo del suolo all’inarrestabile polverizzazione fondiaria, che in Italia hanno portato a una progressiva contrazione dei redditi e quindi alla precarizzazione, quando non all’abbandono, dell’attività agricola. Tutte conseguenze dirette e sottilmente interconnesse di una, a volte e anzi spesso maliziosa, sottovalutazione del ruolo sociale, ecologico ed economico del settore primario.

Il progressivo allargamento della nozione di agricoltura, sostenne il professore, legato al malinteso concetto della multifunzionalità della medesima, da un lato ha dato alle aziende agricole sempre più “libertà di svolgere attività specifiche di altri settori, dal commercio al turismo“, ma dall’altro proprio grazie a ciò ha innescato nelle campagne un’impropria “agrarizzazione” di tutte le attività, con relativa distribuzione di finanziamenti comunitari dedicati e la fatale crescita di esigenze edilizie, urbanizzazione e cementificazione.

Né la vecchia definizione di agricoltura come insieme di “attività agrosilvopastorali”, né la più moderna di “gestione razionale e tutela delle risorse rinnovabili della biosfera” paiono attagliarsi a questi “sconfinamenti“, perfettamente funzionali, invece, al dominante modello della globalità commerciale.

In questo contesto di confusione di funzioni e di scopi, l’ambiente rurale, o diciamo pure il paesaggio, è destinato ad essere relegato al ruolo di testimonial, a strumento di marketing. A spot propagandistico.
Che funge da perfetto punto di saldatura tra le istanze del mercato globale e quelle dell’utopia demagogica.

Ne fanno da corollario le spinte che, nel nome di un’idea estetico-idealistica del paesaggio, mirano alla sua cristallizzazione, a un paesaggio pianificato e immobile.

Forse partendo dall’erronea convinzione che il mercato globale possa sempre fornire qualsiasi prodotto e in qualsiasi momento, qualcuno ha pensato che si potrebbe anche fare a meno dell’agricoltura e che le campagne potrebbero invece servire a conservare qualcosa che ricordi la natura, da offrire ai cittadini e ai turisti per il loro svago. Queste fantasie nascono sempre dall’utopistica idea di poter conservare il paesaggio agrario in essere o di poter architettare una sua ricostruzione storica, o creare una nuova ‘agricoltura paesaggistica‘“, chiosò Franco Scaramuzzi.

Note biografiche

Franco Scaramuzzi si era laureato a Bari in Scienze Agrarie nel novembre 1948, con il massimo dei voti e lode. Grazie a una borsa di studio del Ministero per l’Agricoltura e le Foreste, avviò subito (dall’inizio del gennaio 1949) la propria attività accademica, anche come Assistente volontario presso l’apprezzato Istituto di Coltivazioni Arboree dell’Università di Firenze.

Nel 1954 vinse il concorso nazionale alla libera docenza in Coltivazioni Arboree. Nel 1959 vinse il concorso nazionale per l’omonima cattedra presso l’Università di Pisa. Nel 1969 fu chiamato dall’Università di Firenze a coprire il posto che era stato del suo Maestro, Alessandro Morettini.

Nel 1971 costituì a Firenze il nuovo Centro (poi divenuto Istituto) del CNR per gli Studi sulla Propagazione delle Specie Legnose, che diresse fino al 1979.

Collaborò con numerose Istituzioni e Centri di ricerca in tutti i Paesi Europei, nonché in America (Canada, Stati Uniti, America Latina), in Australia, in numerosi Paesi dell’Africa e dell’Asia (Medio Oriente, India, Indocina, Giappone, Cina). La sua attività scientifica fu dedicata soprattutto al miglioramento genetico e alla propagazione delle specie legnose, con particolare riguardo a temi di biologia applicata. Pubblicò centinaia di lavori e fu relatore a molti congressi scientifici in tutto il mondo.

Il Presidente della Repubblica, nel 1983 lo insignì di medaglia d’oro quale “Benemerito per la Scuola e la Cultura” e nel 1998 gli conferì la massima onorificenza dell’ordine al merito della Repubblica Italiana (“Cavaliere di Gran Croce”).

Nel 1972 fu eletto rappresentante dei Professori ordinari nel Consiglio Nazionale delle Ricerche. Fu eletto nel CUN (Comitato Universitario Nazionale) per due legislature, dal 1979 al 1986, quale rappresentante dei Professori ordinari delle Facoltà di Agraria italiane.

Dal novembre 1979 fu Rettore dell’Università di Firenze, fu poi rieletto e mantenne tale carica per 12 anni consecutivi. L’Ateneo gli conferì una medaglia d’oro.

Membro di numerose Accademie italiane e straniere, tra le quali l’Accademia delle Scienze Agrarie dell’Unione Sovietica (oggi della Russia). Fu socio fondatore e Presidente Generale della Società Orticola Italiana dal 1974 al 1985, Presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino dal 1982 al 1990, Presidente della International Society for Horticultural Sciences dal 1990 al 1991 (della quale diventò “Honorary Member”).

Diresse per molti anni la «Rivista dell’Ortoflorofrutticoltura Italiana», trasformandola in «Advances in Horticultural Science» (interamente in lingua inglese). L’Istituto Agronomico per l’Oltremare lo chiamò, nella sua Sede di Firenze a far parte del Comitato direttivo, affidandogli anche la Presidenza per un breve periodo.

Nel 2000, anno di fondazione dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fu eletto Membro del Comitato di Indirizzo e, dal 2009 al 2014, del Consiglio di Amministrazione dello stesso Ente.

L’Accademia dei Georgofili nell’ottobre del 2000, chiamò a Firenze le Accademie di Agricoltura Europee e ottenne la costituzione della UEAA (Unione Europea delle Accademie per l’agricoltura). L’Istituzione fu affidata dal primo anno all’iniziatore Franco Scaramuzzi. Nello stesso periodo, a Bologna, i Georgofili proposero e ottennero la costituzione della UNASA (Unione nazionale delle Accademie di Scienze Agrarie).

Sulla vita di Franco Scaramuzzi, il giornalista Maurizio Naldini ha scritto il libro “50 anni a Firenze. Appunti di storia contemporanea per una biografia di Franco Scaramuzzi”, pubblicato nel novembre 2006 dall’Editore Polistampa. Sempre Naldini, dieci anni dopo, ha scritto un secondo libro “Il tempo delle idee. Fra l’80° e il 90° anno di Franco Scaramuzzi”, pubblicato nel dicembre 2016 dallo stesso editore. Nell’aprile 2018, Filiberto Loreti e Rolando Guerriero hanno scritto e pubblicato un libro dedicato al professor Scaramuzzi, che insegnò per 12 anni (1959-1970) all’Istituto di Coltivazioni dell’Università di Pisa: “Il Giovane professore” (edito da Campano Edizioni).
Nel 2014 la Regione Toscana gli conferì la medaglia d’oro Pegaso “per aver dedicato la propria vita allo studio, alla ricerca scientifica e all’organizzazione delle attività accademiche”. Dalla Confederazione Italiana Agricoltori gli è stato conferito in Campidoglio il premio nazionale “Bandiera Verde 2014” per l’attenzione costante verso i problemi dell’agricoltura e per il contributo di elaborazione e ricerca svolta anche attraverso l’Accademia dei Georgofili. L’Accademia degli Incamminati, nel settembre 2017 gli ha consegnato, nella Sede di Modigliana, il “Vincastro d’Argento” come “Premio a la vita”.