Bilancio del carbonio in agricoltura: casi studio

Di   15 Giugno 2023

Ma quanto possono valere i crediti di carbonio generati dai settori forestale e agricolo? Come si coltiva il carbonio? A che punto è la scienza della misurazione del carbonio nel suolo? Un nuovo “Focus” realizzato da un gruppo di lavoro dell’Accademia dei Georgofili

Oggi, diciamolo, il modo di calcolare il carbonio sequestrato in agricoltura è, su qualsiasi scala, ancora abbastanza basilare e inaffidabile. Non solo: i ritardi della regolamentazione europea e nazionale in materia rappresentano un altro potenziale rischio per gli innovatori nel settore, così come i diversi standard utilizzati dai pochi certificatori istituzionali responsabili dell’emissione della maggior parte dei crediti di carbonio alle società che cercano di raggiungere i loro obiettivi net-zero.

Nonostante tutto, il gioco sembra valere la candela e gli investitori nel settore non mancano.

Un gioco molto serio. Le emissioni di anidride carbonica hanno superato gli assorbimenti (i ben noti sink). Nel decennio 2010-2021 le emissioni sono aumentate annualmente sino a raggiungere circa 10,6 gigatonnnellate di C (GtC) dovute, per circa l’ 89%, all’uso di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) e per il rimanente 10% al cambio di uso del suolo, cioè alla sommatoria dell’effetto della deforestazione, che libera CO2 in misura di 3,8 GtC, e dell’abbandono dei terreni agricoli che, al contrario, causa consumo di CO2 tramite la vegetazione spontanea in misura di 2,7 GtC.

La frase “il gioco non vale la candela” deriva dal mondo religioso. L’espressione originale infatti era “il santo non vale la candela”, e la si pronunciava relativamente a santi che non erano ritenuti in grado di fare grandi miracoli: non valeva la pena di accendere un cero a dei santi così scarsi!

Questi dati sono riportati in una pubblicazione i cui Autori formano un gruppo di decine di esperti di tutto il mondo (Friedlingstein et al., 2022). Negli ultimi 60 anni l’utilizzo dei fossili è molto aumentato, mentre la deforestazione è proceduta a ritmo costante, incidendo, rispetto al 1960, progressivamente sempre meno sul totale delle emissioni.

Indice

  1. Premessa: gli alberi e l’accumulo di anidride carbonica in atmosfera
  2. Metodologie di misura e metodi di stima
  3. Metodologia di misura e stima delle emissione della trattrice
  4. Analisi delle emissioni da cerealicoltura
  5. Colture energetiche
  6. Il bilancio del carbonio nel sistema di allevamento del bovino da latte in Italia
  7. Il bilancio del carbonio nei frutteti: casi studio e considerazioni
  8. Considerazioni su foreste e bilancio del carbonio
  9. Bibliografia essenziale

Scarica il documento: Bilancio del carbonio in agricoltura.pdf

Il 2023 sarà un “anno decisivo” per mercati del carbonio?

Occorre evitare che siano certificati crediti di scarsa qualità. Quest’anno un’indagine del quotidiano “progressista” inglese The Guardian ha rivelato che oltre 1 miliardo di dollari di crediti di carbonio certificati dalla piattaforma anglosassone Verra potrebbero essere inutili. Verra approva i tre quarti di tutte le compensazioni di carbonio volontarie (il settore di riferimento per loro è la silvicoltura), ma secondo l’indagine, il 94% dei crediti di carbonio certificati da Verra non ha avuto alcun beneficio per il clima con poche prove di riduzione della deforestazione. Inoltre, The Guardian sostiene che le minacce alle foreste fossero sopravvalutate.

Come valutare se un progetto, una piattaforma duri nel tempo, con un vero impatto? Anche se la parte di misurazione è imperfetta, sebbene in continuo miglioramento, l’industria doveva iniziare da qualche parte, con urgenza. E quindi dobbiamo accettare un certo livello di pragmatismo. Ciò significa che dovremmo essere consapevoli degli errori di misurazione nei quali incorriamo, ma andare avanti comunque con quella conoscenza in anticipo. L’agricoltura rigenerativa, in questo senso, può diventare una garanzia di sequestro di carbonio, così come alte indicazioni presenti nello studio dei Georgofili.

L’attività agricola che produce più carbonio è l’aratura

Il tema dell’aratura richiede tuttavia una notevole esperienza agronomica. Una verifica in campo avvenuta nei terreni sperimentali della Facoltà di Agraria di Piacenza ha evidenziato come i vantaggi del “no tilling” (nessuna lavorazione del suolo) siano abbastanza evidenti, “anche se la problematica è vasta e abbraccia tante condizioni ambientali anche diverse, dall’aridocoltura al semplice impiego dei residui colturali come pacciamatura per la semina su sodo. Certamente si può ritenere vero che la pratica delle arature profonde siano in realtà produttrici di carbonio e, come tali andrebbero evitate. D’altra parte una mano leggera nelle arature viene sostenuta, da tempo, per varie considerazioni agronomiche. Infine, se ha ancora senso parlare di agricoltura conservativa, questo risiede nel mantenere gli standard produttivi dell’agricoltura convenzionale, riducendone l’impatto ambientale; in altre parole il sistema agricolo conservativo si basa su non-lavorazione del terreno e uso delle cover-crops”, afferma il professor Amedeo Alpi, che ha coordinato il composito gruppo di lavoro, intervistato da Giulia Bartalozzi per Georgofili.info.

Biologico o tradizionale?

Nel documento dei Georgofili si legge che, se si considera la produzione di 1 kg di grano, è più sostenibile il biologico mentre, se si considera la resa per ettaro, diventa più sostenibile l’agricoltura tradizionale perché produce più del doppio. Cosa è quindi meglio fare? Biologico o tradizionale? “Sulla base dei dati riportati nel nostro documento la risposta può essere netta: l’agricoltura tradizionale è più conveniente perché aumenta le rese. Eppure sappiamo che la realtà impone scelte che variano a seconda dell’azienda, del tipo di produzione, da intercettazioni di richieste specifiche da parte dei consumatori e così via dicendo”, aggiunge il prof. Alpi.