Competenze trasversali e talenti digitali: le sfide della formazione nel settore agricolo

Di   25 Ottobre 2023

Il settore agricolo è in continua evoluzione, soprattutto a causa dell’impatto delle tecnologie digitali che stanno trasformando le modalità di produzione, comunicazione e interazione. In questo scenario, le competenze richieste agli operatori sono sempre più complesse e diversificate, e non si limitano più a quelle specifiche di una determinata professione o disciplina.

Il 13 ottobre ero al Politecnico di Milano per partecipare al workshop dell’OSSERVATORIO SMART AGRIFOOD, questa volta dedicato proprio alle competenze necessarie alla transizione digitale anche del settore agricolo. Si è trattato di una tavola rotonda alla quale tutti i partecipanti (associazioni agricole, società che offrono servizi e soluzioni digitali ed la mia persona per i contoterzisti) erano invitati a esprimere la loro opinione. Durante il classico quarto d’ora accademico riflettevo sui concetti di sicurezza alimentare e sul lavoro, sul miglioramento varietale necessario a star dietro ai cambiamenti climatici e ottenibile attraverso le Tea (tecniche di evoluzione assistita) . Pensavo alla necessità di agricoltori e agromeccanici di adottare tecniche e lavorazioni sempre più sostenibili e pensano al loro reddito.

Siamo in una fase in cui diverse soluzioni 4.0 stanno raggiungendo o hanno raggiunto la maturità tecnologica. Ma dove sono le competenze necessarie a discernere tra le soluzioni 4.0 buone e quelle che promettono ma non mantengono? Dove sono le competenze necessarie a far diventare patrimonio aziendale lo smart farming?

Rispetto a qualche anno fa la situazione economica è meno favorevole agli investimenti in innovazione e know how. C’è quel rebus della nuova Pac che chiede di più dal punto di vista agroambientale restituendo però di meno in termini di denaro; c’è l’aumento abnorme di tutto: sementi, carburante, fertilizzanti, fitofarmaci, macchine; c’è una situazione geopolitica mondiale difficilissima, con mercati e materie prime sempre più volatili, a causa della discontinuità generata da Russia, Ucraina, Cina e ora tutto il mondo arabo.

Uno scenario difficile al quale però non bisogna arrendersi. Le tecnologie digitali ci sono ovunque ormai e portano necessità e fabbisogni diversi dal punto di vista tecnico specialistico. Le necessità sono, nell’ordine:

  • Cablatura/ rete Internet: dove manca il discorso finisce qui
  • Interconnessione tra macchinari e centro aziendale
  • un appriccio manageriale

Se non si parte da questi tre punti, il rischio, più che concreto, è di “menare l’aria”, come ha detto in modo molto efficace il co-direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood Andrea Bacchetti

Quali sono, dunque, le esigenze delle imprese agricole e agromeccaniche? C’è la loro difficoltà a trovare lavoratori con le competenze necessarie. E per questo occorrerebbe riformare la formazione: l’Unione europea si è posta l’obiettivo di avere il 60% di adulti iscritti a programmi di formazione e 20 milioni di specialisti ICT entro 2030! E qui rischiamo di farci male.

La TRANSIZIONE VERDE e la TRASFORMAZIONE DIGITALE sono opportunità da sfruttare insieme a una domanda di forza lavoro altamente qualificata. Ecco così spuntare corsi di laurea agri-tech e food-tech oppure l’inserimento di queste materie nei tradizionali percorsi universitari. In fondo il contesto è già mutato rispetto al passato con il 19% di giovani agricoltori che ha ricevuto una formazione completa.

Se poi puntiamo la lente su ciò che offre la nuova PAC, ecco che destina all’Italia 2 miliardi di euro per la formazione di 358 mila agricoltori e 70 mila consulenti.

Ma le competenze digitali (31%) non sono le uniche richieste dal settore agrifood. La domanda si completa con competenze per sostenibilità, competenze in agrifood e bioeconomia, competenze gestionali (27%).
In azienda il compito di innovare è nelle mani dell’imprenditore stesso o di un famigliare (25%), ma spesso manca una figura di rifermento. In ogni caso le tecnologie su cui le aziende agricole investiranno di più sono, in base alle analisi dell’Osservatorio Smart AgriFood, i software gestionali (30%), i sistemi di irrigazione di precisione (27%), i servizi mappatura di coltivazioni e terreni (27%), i sistemi di supporto alle decisioni (22%).

Soprattutto l’industria di trasformazione sente la necessità di competenze digitali volendo realizzare una tracciabilità completa del prodotto, dal seme allo scaffale. Forse oggi, per superare lo stallo che si è creato, le consulenze sono il modo più semplice per fare entrare il digitale in azienda, anche se così facendo non diventa cultura aziendale e rischia di disperdersi non appena il consulente se ne va.

Arrivato questo punto con le mie riflessioni, è iniziato il GIRO DOMANDE:

  • quali tipologie di competenze necessarie per la digitalizzazione del settore agroalimentare?
  • quali figure aziendali dovrebbero occuparsi di digitalizzazione aziendale? Per me un agronomo

Per far breccia nel mondo agricolo, estremamente conservatore, forse si dovrebbe far leva sulle competenze trasversali, ovvero quelle abilità che possono essere applicate in diversi contesti lavorativi e che riguardano aspetti come la comunicazione, il lavoro di squadra, il problem solving, la creatività, l’apprendimento continuo e l’adattabilità. Queste competenze sono fondamentali per rispondere alle esigenze di innovazione e competitività delle organizzazioni. Tra le competenze trasversali, un ruolo chiave è svolto da quelle digitali, ovvero quelle capacità di utilizzare efficacemente le tecnologie digitali per acquisire, elaborare e condividere informazioni, per creare contenuti originali e per collaborare con altri. Le competenze digitali non sono solo tecniche, ma implicano anche una dimensione creativa e sociale, che permette di sfruttare le potenzialità delle tecnologie per generare valore aggiunto e per partecipare attivamente alla società dell’informazione.

Le persone che possiedono una combinazione di competenze tecniche, creative e sociali sono chiamate talenti digitali, e sono considerate essenziali per la trasformazione digitale delle organizzazioni e per la competitività dell’economia. I contoterzisti corrispondono all’identikit, e possono diventare i talenti digitali dell’agricoltura.

La formazione delle competenze trasversali e dei talenti digitali rappresenta una delle principali sfide del sistema educativo nel settore agricolo. Per sviluppare queste competenze, occorre adottare un approccio formativo basato sull’esperienza, sulla collaborazione, sulla personalizzazione e sull’innovazione.

La domanda si sposta quindi sui percorsi formativi da avviare nel mondo agricolo. Come devono essere per essere efficaci e lasciare traccia? Forse dovrebbero prevedere la realizzazione di progetti agri-tech concreti da parte dei contoterzisti (project-based learning) al fine di sviluppare competenze trasversali come il lavoro di squadra, il problem solving, la comunicazione e la creatività; forse dovrebbero essere percorsi formativi dove gli agromeccanici sono chiamati ad aiutarsi reciprocamente a comprendere i contenuti dello smart farming, a risolvere i problemi, a dare feedback e a migliorare le proprie prestazioni (peer learning). Belle parole, ma nessuna porta aperta.

di Marco R Menga