Diradamento del meleto 4.0

Di   3 Novembre 2021

L’innovazione del mese a cura del Portale Innovarurale (Rete Rurale Nazionale – RRN): ottimizzare il diradamento del meleto mediante remote sensing realizzata dall’azienda emiliana Mazzoni Group

diradamento del meleto
mappa densità fiorale

Le operazioni di diradamento del melo sono indispensabili per il conseguimento di un carico produttivo adeguato e per offrire alla pianta la possibilità di tornare a fiorire nella stagione successiva. Intervenire sul melo mediante la pratica del dirado permetterà quindi di ottenere mele di pezzatura migliore e di ottima qualità, dalla colorazione e dal sapore zuccherino adeguati.

Ad oggi le operazioni di dirado del melo possono essere eseguire manualmente oppure con l’ausilio di agrofarmaci.

Se il dirado viene eseguito manualmente si stima l’impiego di 150/180 ore per ettaro, raggiungendo in alcuni casi anche 300 ore per ettaro: è facile quindi comprendere quanto questa operazione risulti estremamente lunga e complessa e, inoltre, è indispensabile agire in un intervallo di tempo ristretto.

Al contrario l’impiego di fitofarmaci appositamente studiati per il dirado del melo è in grado di accelerare notevolmente questa pratica (1.5 ore per ettaro), ma dall’altro lato non consente di godere dei vantaggi di un diradamento differenziato.

Da qui nasce l’idea di monitorare e di quantificare, attraverso un sistema di telerilevamento da drone, i corimbi fiorali presenti su tutta la superficie frutticola d’interesse, ottenendo una mappa che rappresenti la densità di fioritura in campo e che permetta quindi di determinare quelle che sono le zone prioritarie per il diradamento.

L’idea innovativa nasce dalla collaborazione tra il mondo della ricerca dell’Università di Bologna (DISTAL) e quello agricolo della Mazzoni Group. Ad aprile 2021, in seguito a svariate gelate tardive, la realtà agricola della Mazzoni Group ha espresso il desiderio di individuare un processo tecnologico veloce ed affidabile, che permettesse di quantificare e rappresentare graficamente la fioritura dei frutteti in modo da poter:

  • distinguere zone ad alta e bassa fioritura per ottimizzare le tecniche di diradamento meccanico, chimico, e manuale, al fine di massimizzare lo sviluppo e la pezzatura dei frutti, quindi i ricavi unitari;
  • avere un’indicazione di produzione potenziale e valutare frequenza e distribuzione in campo del fenomeno fisiologico di alternanza di produzione;
  • tentare di valutare in modo più razionale i danni delle gelate tardive confrontando la reale presenza di infiorescenze con i danni che hanno subito;

L’innovazione tecnologica nasce quindi con l’obiettivo di automatizzare e velocizzare la raccolta di informazioni rilevanti dal punto di vista manageriale, che in passato l’azienda svolgeva mediante il conteggio georeferenziato dei corimbi fiorali per pianta, e introdurre concetti di Smart Agriculture (SA) e digitalizzazione dei processi all’interno della filiera produttiva rimanendo coerenti con il progresso del moderno settore agricolo.

La sperimentazione ha avuto come obiettivo principale la quantificazione dei corimbi fiorali mediante remote sensing (telerilevamento) da drone, ovvero, attraverso immagini RGB, simili a quelle ottenute con uno smartphone, che vengono poi analizzate e filtrate da un algoritmo che ha la funzione di individuare e quantificare i fiori su tutta la superficie fotografata (ortomosaico). Successivamente, la quantità di fiori viene utilizzata per ottenere una mappa che rappresenti la densità di fioritura su tutta la superficie in analisi, permettendo quindi di determinare quelle che sono le zone prioritarie per il diradamento. Normalmente, infatti, quelle con una maggiore fioritura sono caratterizzate da un carico di frutti per pianta più elevato rispetto al crop load target (numero di frutti per pianta desiderato in seguito al diradamento). La priorità viene attribuita in quanto, al fine di ottenere il migliore prezzo di mercato, è necessario che i frutti siano nella classe di pezzatura target e questa è raggiunta mediante un carico produttivo ottimale che permette al frutto di svilupparsi in modo ideale nelle sue differenti fasi fenologiche (divisione ed estensione cellulare).

Le zone caratterizzate da un elevato carico di frutti per pianta mostrano una competizione tra i frutticini maggiore, risultando in un accrescimento giornaliero del singolo frutto inferiore rispetto a quanto desiderato. Agendo mediante un diradamento differenziato, ovvero intervenendo dapprima nei settori ad alta carica fruttifera e poi in quelli a bassa, è possibile rimuovere l’eccessiva competizione, massimizzare l’accrescimento dei frutti e omogeneizzare le pezzature su tutta la superficie coltivata. In questo modo, se potatura, irrigazione, fertilizzazione e protezione delle colture sono eseguite in modo ottimale vengono raggiunti profitti ad ettaro potenzialmente maggiori.

Questa tecnologia oggi la possiamo applicare per diversi scopi: la gestione del diradamento, la valutazione dei danni da gelate tardive e le previsioni di raccolta. Per essere più chiari, trova impiego in tutte quelle attività pratiche ed estimative che richiedono come base dati informazioni sulla fioritura. Adesso raccogliere questo tipo di dati in modo automatico è finalmente possibile! basta impiegare un drone”, ha detto Mirko Piani, ricercatore dell’Università di Bologna che ha contribuito all’implementazione dell’innovazione tecnologica sviluppata per mappare la fioritura dei frutteti.