Il Po non torna indietro

Di   18 Settembre 2023

 Il Po è il fiume dei padani, una schiatta di gente laboriosa e tenace che ha saputo domare le sue acque e trarne risorse e ricchezza. Il Po è il fiume delle golene, degli spiaggioni, delle anse, dove la natura si mostra in tutta la sua bellezza e varietà. Il Po è oggi il fiume dei pioppi, quegli alberi slanciati e flessibili che costituiscono il polmone verde della pianura e che forniscono un legno pregiato e sostenibile. Ma ora il Po è in pericolo. Non per colpa delle alluvioni o della siccità, ma per colpa di un progetto di rinaturazione che vorrebbe cancellare la pioppicultura. perché ormai è diventata cultura; è agricoltura che non impatta sull’ambiente, anzi avvantaggia l’ambiente, pur facendo economia. L’obiettivo della sostenibilità con la pioppicoltura è già in cassaforte.

Il progetto di rinaturazione ha ricevuto 357 milioni dal piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) ed è stato approvato senza consultare le categorie economiche interessate. Un progetto che mette a repentaglio la pioppicoltura, una filiera di eccellenza che occupa 7.000 ettari lungo il corso del fiume e che produce 12 milioni di metri cubi di legno all’anno.

Le criticità del progetto

Si evidenzia la mancanza di comunicazione, i tempi strettissimi, la mancanza di valutazioni ambientali e paesaggistiche. Serve una profonda revisione del progetto, destinando i fondi a una più efficace gestione del fiume che possa consentire la convivenza tra ambiente e attività agricola. Sul tavolo ci sono procedure di esproprio e di ritiro delle concessioni. Esiste già un modello condiviso e virtuoso per la coltivazione del pioppo in aree golenali. Cosa bisogna inventarsi ancora? La pioppicoltura non è un nemico della natura, ma un suo alleato. I pioppi assorbono il carbonio dall’atmosfera e lo stoccano nel legno, contribuendo alla lotta ai cambiamenti climatici. I pioppi non aumentano il rischio idrogeologico, ma lo diminuiscono, grazie alle loro radici che consolidano il terreno. I pioppi non impoveriscono il paesaggio, ma lo arricchiscono, creando un habitat favorevole alla biodiversità. Perché togliere i pioppi dal Po? Per fare spazio a una presunta biodiversità che non tiene conto del benessere degli uomini e delle donne che vivono sulle rive del fiume. Per rincorrere una nostalgia di un passato che solo chi non lo ha conosciuto lo può credere migliore e più autentico del presente. Per accontentare chi vuole imporre una visione astratta e uniforme dell’agricoltura a basso contenuto di carbonio. Per favorire le importazioni di legno da paesi dove non ci sono controlli né garanzie ambientali. Il Po non si tocca. Il Po si rispetta. Il Po si difende.

di Marco R Menga