ISTAT: STIMA PRELIMINARE DEI CONTI ECONOMICI DELL’AGRICOLTURA – ANNO 2023

Di   18 Gennaio 2024

Italia e Ue: il clima penalizza i risultati economici dell’agricoltura

Nel 2023 si riducono in volume la produzione dell’agricoltura (-1,4%) e, ancora di più, il valore aggiunto ai prezzi base (-2%); in calo anche le unità di lavoro (-4,9%). Riassorbito l’impatto dell’instabilità dei mercati internazionali di materie prime e prodotti energetici, permane quello del fattore climatico: volumi in calo nelle coltivazioni (-2,4%), nelle attività dei servizi agricoli (-2%) e nel comparto zootecnico (-0,8%). In flessione soprattutto i volumi di vino (-9,5%), patate (-6,8%), frutta (-5,3%) e olio d’oliva (-5%). Annata favorevole per coltivazioni industriali (+6,2%), cereali (+3,2%) e ortaggi freschi (+2,8%). Ancora in crescita le attività secondarie (+4,1%). Anche nell’Ue27 in calo produzione (-1% in volume), valore aggiunto (-1,7%) e occupazione (-1,5%). La Francia conferma la leadership europea.

Annata agricola influenzata dai fattori climatici

L’Istat diffonde la stima preliminare dell’andamento economico del settore agricolo per l’anno appena
trascorso. I dati esposti in questo report si riferiscono ai Conti economici dell’agricoltura (CEA), che
differiscono per alcuni aspetti dal quadro centrale dei Conti Nazionali. Per ulteriori dettagli si rimanda
alla “Nota metodologica”.

Nel 2023, le stime evidenziano per il settore agricolo una graduale mitigazione degli effetti derivanti dall’instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici, innescata dal conflitto russo-ucraino. Tuttavia, l’andamento è stato fortemente influenzato dai fattori climatici avversi che hanno caratterizzato gran parte dell’anno, compromettendo i risultati di molte colture. I prezzi, ancora in crescita, hanno registrato una variazione più moderata rispetto al 2022.

L’aumento dei prezzi dei prodotti venduti (+4,2%) nel 2023 è stato più pronunciato rispetto a quello dei beni acquistati (+2,3%), invertendo la tendenza riscontrata nel biennio 2021-2022, quando i rincari delle materie prime agricole e dei prodotti energetici avevano pesantemente influito sui costi di produzione. Il valore corrente della produzione totale del settore agricolo è aumentato del 2,7% (73,5 miliardi di euro contro 71,5 del 2022), in presenza di un calo dell’1,4% dei volumi di beni prodotti accompagnato da una crescita del 4,2% dei relativi prezzi di vendita.

Nel 2023 si è riscontrata una modesta riduzione delle quantità dei prodotti impiegati (-0,6%) a cui è corrisposto un aumento dell’1,6% della spesa per consumi intermedi (35,3 miliardi di euro contro 34,7 miliardi del 2022), in presenza di un incremento del 2,3% dei prezzi dei beni acquistati. Di conseguenza, il valore aggiunto ai prezzi base è cresciuto in valore del 3,8% (38,2 miliardi di euro contro 36,8 del 2022) mentre si è ridotto in volume del 2%.

Per le unità di lavoro è stimata una diminuzione complessiva del 4,9%, a sintesi di una flessione sia dei lavoratori indipendenti (-6,1%) sia di quelli dipendenti (-2,5%).

Con i contributi alla produzione ricevuti dal settore sostanzialmente invariati (+0,2%) nel 2023, il reddito dei fattori è cresciuto del 4% in valore e, conseguentemente, per l’indicatore di reddito agricolo, si è rilevato un aumento del 4,2%.

Anche le coltivazioni penalizzate dal clima

Le stime 2023 hanno delineato un’annata negativa per le coltivazioni (-2,4% in volume). Le condizioni climatiche avverse hanno agito negativamente su diverse produzioni, con temperature primaverili al di sotto della media, prolungate e ripetute ondate di calore eccezionali durante l’estate, accompagnate da carenza di precipitazioni, mentre molte aree del Paese hanno registrato un clima mite e asciutto durante l’autunno e l’inverno. In aggiunta, si sono verificati diversi eventi alluvionali estremi che hanno colpito alcune regioni (Emilia-Romagna, Marche, Toscana), risultando particolarmente dannosi per determinati raccolti e compromettendo gran parte della produzione.

a) Le stime presentate in questo prospetto sono preliminari e pertanto passibili di revisione con le prossime diffusioni.
b) Si tratta di attività secondarie non agricole effettuate nell’ambito del settore agricolo (principalmente: agriturismo, trasformazione del latte, frutta e carne, produzione di energia rinnovabile), al netto delle attività secondarie agricole effettuate da settori non agricoli (essenzialmente connesse a coltivazioni e ad allevamenti ed esercitate, ad esempio, da imprese commerciali)

Forti riduzioni si sono avute nelle quantità prodotte per vino (-9,5%), patate (-6,8%), frutta (-5,3% nel complesso e -9,8% per la frutta fresca), olio d’oliva (-5%) e florovivaismo (-4%). In aumento le quantità prodotte per le colture industriali (+6,2%), cereali (+3,2%), ortaggi freschi (+2,8%) e agrumi (+1,4%).

In media, i prezzi dei prodotti delle coltivazioni hanno evidenziato un leggero incremento (+0,6%), con aumenti consistenti per patate (+37,9%), olio d’oliva (+22,9%), agrumi (+15,2%), frutta (+9,4%) e ortaggi (+8,1%) e diminuzioni per cereali (-20%), colture industriali (-10,5%) e vino (-4,4%).

Comparto zootecnico: produzione in calo e prezzi ancora in aumento

Nel 2023 il settore zootecnico ha subìto una riduzione dello 0,8% dei volumi prodotti rispetto all’anno precedente. In calo le carni animali (-1% in volume), soprattutto quelle bovine (-2,5%), e i prodotti zootecnici derivati (-0,5%), in particolare il latte (-1,2%). I prezzi del comparto hanno registrato un sensibile rialzo (+10,7%), più pronunciato per le carni suine (+26,6%), le uova (+22,6%) e il latte (+10,7%).

Sempre in positivo le attività secondarie, frenano i servizi agricoli

Per le attività secondarie non agricole le stime riferite al 2023 hanno indicato un incremento della produzione in volume del 4,1%, trainato principalmente dalle attività di agriturismo e di produzione di energia rinnovabile. Saldo negativo, invece, per le attività dei servizi agricoli (-2% la produzione in volume). Anche per questi ambiti produttivi è stato stimato un rialzo dei prezzi, consistente per le attività secondarie (+6,6%) e più contenuto per quelle dei servizi (+2,5%).

Per i consumi intermedi si ridimensiona la crescita dei prezzi

Nel 2023, nonostante il modesto calo delle quantità dei prodotti acquistati (-0,6%), si è verificato un aumento dell’1,6% della spesa per consumi intermedi, ovvero dei costi di produzione sostenuti dagli agricoltori (la crescita era stata del 23,1% nel 2022). I prezzi dei principali prodotti impiegati hanno mostrato un rialzo medio del 2,3%.

Da sottolineare l’incremento significativo dei prezzi delle sementi (+12,9%) e dei prodotti fitosanitari (+8,8%) mentre è stato riscontrato un modesto aumento per i prodotti energetici (+1,6%) e una forte riduzione per i fertilizzanti (-9,1%). La stabilizzazione dei prezzi, avviata alla fine del 2022, si è consolidata nel corso del 2023 con la graduale attenuazione degli effetti legati all’instabilità dei mercati globali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici.

L’andamento congiunto dei prezzi dei prodotti venduti (output) e di quelli acquistati (input) ha determinato un miglioramento della ragione di scambio per il settore agricolo nell’anno.

In negativo l’agricoltura Ue, la Francia mantiene la leadership europea

Secondo le stime, nel 2023 il comparto agricolo dell’insieme dei paesi Ue27 ha fatto registrare una riduzione del volume della produzione dell’1%. Limitando l’analisi ai principali Paesi, il calo più vistoso della produzione in volume ha riguardato Grecia, Spagna, Danimarca e Paesi Bassi mentre si è osservata una crescita in Francia, Portogallo e Polonia.

La graduatoria del valore della produzione a prezzi correnti vede la Francia mantenere nel 2023 la prima posizione (96 miliardi di euro, -1,1% rispetto al 2022), seguita da Germania (76,3 miliardi di euro, +0,2%), Italia (73,5 miliardi di euro, +2,7%) e Spagna (65 miliardi di euro, +3,3%).

Anche in termini di valore aggiunto la Francia conferma nel 2023 la leadership europea (39,2 miliardi di euro, -5,9% rispetto al 2022) seguita dall’Italia (38,2 miliardi di euro, +3,8%) e, più a distanza, dalla Spagna (32,9 miliardi di euro, +12,5%) che si colloca in terza posizione, sorpassando la Germania (31 miliardi di euro, +3,3%).

I prezzi alla produzione (misurati in termini di prezzo base), dopo il forte rialzo del 2022, sono stimati in lieve crescita per il complesso Ue27 (+0,5%). Gli incrementi più rilevanti si sono riscontrati in Grecia, Portogallo e Spagna mentre sensibili riduzioni sono state registrate per Polonia e Francia.

Le stime hanno mostrato nel 2023 una diminuzione dell’1,5% dei consumi intermedi in valore per il complesso Ue27. In riduzione i consumi intermedi nei Paesi Bassi, Spagna e Grecia mentre si sono registrati degli aumenti in Portogallo, Romania, Francia e Italia. I prezzi dei beni e servizi impiegati si sono ridotti mediamente per l’Ue27 dell’1% con Spagna, Paesi Bassi e Germania tra i Paesi con le diminuzioni più sensibili e Portogallo, Francia e Italia tra quelli dove, invece, ci sono state variazioni al rialzo.

Si è attenuato lievemente nell’anno l’impatto dei consumi intermedi sul valore della produzione: essi hanno inciso per il 58,4% nel complesso Ue27 (58,9% nel 2022), con percentuali maggiori in Danimarca, Polonia, Portogallo e Paesi Bassi e inferiori alla media Ue27 in Italia, Spagna, Grecia e Romania.

L’andamento dell’indicatore A di reddito agricolo, che misura la produttività del lavoro in agricoltura, restituisce per il 2023 un valore negativo per l’Ue27 (-6,6%). Le diminuzioni più significative si sono registrate per Danimarca (-25,9%), Polonia (-23,1%) e Francia (-14,4%). Un andamento positivo è stato osservato, invece, solo per Spagna (+11,1%), Portogallo (+9,9%) e Italia (+4,2%).

Glossario

Deflatore: è il rapporto tra un aggregato espresso in termini nominali e lo stesso espresso in termini reali. Indica quanta parte della crescita dell’aggregato, espresso in termini nominali, sia da attribuire a variazioni di prezzo.
Indicatore di reddito agricolo: il cosiddetto indicatore A è definito da Eurostat come il valore aggiunto al costo dei fattori in termini reali dell’agricoltura per unità di lavoro. Il deflatore utilizzato è quello del Pil.
Prezzo base: misura l’ammontare effettivo ricevuto dal produttore. Include i contributi sui prodotti ed esclude le imposte sui prodotti e ogni margine commerciale e di trasporto fatturato separatamente dal produttore.
Ragione di scambio: in questo contesto, la ragione di scambio dell’agricoltura è misurata dal rapporto fra l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti agricoli (output) e quello dei prezzi dei consumi intermedi (input) per i produttori interni.
Reddito dei fattori: è un indicatore che misura la remunerazione di tutti i fattori di produzione (terra, capitale, lavoro) e rappresenta tutto il valore generato dalle attività di produzione agricola. Corrisponde al valore aggiunto netto al costo dei fattori e si determina sottraendo al valore aggiunto netto ai prezzi base le altre imposte sulla produzione e includendo gli altri contributi alla produzione.
Reddito da lavoro dipendente: è il costo sostenuto dai datori di lavoro a titolo di remunerazione dell’attività prestata dai lavoratori alle proprie dipendenze. Il complesso dei redditi da lavoro dipendente comprende sia le retribuzioni lorde sia i contributi sociali, effettivi e/o figurativi.
Retribuzioni lorde: comprendono i salari, gli stipendi e le competenze accessorie, in denaro e in natura, al lordo delle trattenute erariali e previdenziali, corrisposti ai lavoratori dipendenti direttamente e con carattere di periodicità, secondo quanto stabilito dai contratti, dagli accordi aziendali e dalle norme di legge in vigore.
Unità di lavoro (Ula): rappresentano una misura dell’occupazione con la quale le posizioni lavorative a tempo parziale (contratti di lavoro part-time e seconde attività) sono riportate in unità di lavoro a tempo pieno. Le unità di lavoro sono calcolate al netto della cassa integrazione guadagni.
Valore aggiunto ai prezzi base: è la differenza tra il valore della produzione di beni e servizi e il valore dei costi intermedi sostenuti a fronte di tale produzione. La produzione è valutata ai prezzi base, cioè al netto delle imposte sui prodotti e al lordo dei contributi ai prodotti e i costi intermedi ai prezzi di acquisto. Corrisponde alla somma delle retribuzioni dei fattori produttivi e degli ammortamenti.