L’Era degli Agromeccanici: Contoterzisti alla Guida del Cambiamento

Di   12 Marzo 2024

PERUGIA, 11 marzo – Nella suggestiva Gubbio, Sergio Bambagiotti, presidente dei Contoterzisti Umbria, ha radunato i soci per l’assemblea annuale, quest’anno organizzata con il contributo di New Holland a Perugia con il concessionario M.a.i.p., Timac Agro e Dado Tank. Aprendo i lavori, Bambagiotti ha sottolineato l’importanza della professionalità e dell’indipendenza del settore. “Senza contoterzisti professionali, l’agricoltura italiana sarebbe priva di futuro, consentendo di annullare il gap dimensionale delle aziende agricole” ha proseguito Aproniano Tassinari, presidente di Uncai, ricordando alla platea l’importanza di chiedere un albo regionale degli agromeccanici, sul modello di Lombardia ed Emilia-Romagna.

Il dibattito si è acceso sulla burocrazia che soffoca l’innovazione e sulla fragilità di un settore troppo dipendente dall’estero. “L’agricoltura deve diventare un pilastro strategico per l’autosufficienza alimentare e la salubrità e qualità delle produzioni,” ha insistito Bambagiotti, criticando le politiche che favoriscono la finanza a scapito dell’agricoltura reale: “Troppi slogan, perché a guidare le scelte di politica agricola è la finanza che ci fa piantare pannelli fotovoltaici nei campi perché il grano arriva a buon mercato dal Canada e le pere dall’Argentina. Ci stiamo suicidando”. Servono organizzazioni di produttori più forti per spezzare il giogo della finanza in agricoltura. Mauro Bambagioni, consulente finanziario dell’associazione, ha evidenziato la distanza tra la percezione pubblica del lavoro agricolo e la realtà di un settore avanzato e competente. “L’associazionismo deve ritrovare la sua unità nei valori comuni per resistere ai meccanismi perversi della finanza,” ha affermato prima di illustrare la logica commerciale delle banche.

Donato Rossi, delegato di giunta nazionale Confagricoltura per il settore agromeccanico, ha poi delineato la visione di un’agricoltura che, nonostante le sfide imposte dall’Europa, può prosperare attraverso pratiche innovative come il carbon farming: “In un’epoca di transizione ecologica che sconvolge equilibri e vocazionalità, l’Europa tenta di guidare con una mano incerta: riduzioni e divieti che mettono in crisi territori e tradizioni. Ma non dimentichiamo, un’agricoltura sana è anche competitiva. Perse le nostre radici, che storie potremo ancora narrare? Il carbon farming emerge come nuova via, ma non è la soluzione a tutti i mali. Gli agricoltori non sono i responsabili dei problemi globali, eppure si trovano a fronteggiare un cambio di paradigma senza gli strumenti adeguati. L’Europa deve assistere a tutto tondo, senza slogan vuoti, per un’agricoltura che produce di più, con meno impatto e più salubrità. Solo così, con un riconoscimento equo e regole uniformi, potremo affrontare il futuro: sostenibili per il clima e per l’economia”.