Il consumo di suolo non si ferma

Di   9 Agosto 2021

Presentato il rapporto ISPRA 2021. Senza interventi, il nostro Paese perderà servizi ecosistemici per un valore di circa la metà del PNRR. Già oggi il suolo non ha potuto garantire lo stoccaggio di 3 milioni di tonnellate di carbonio

Non si è fermato neanche nel lockdown. Neanche nei tanti mesi di stop forzato di molte attività produttive, edilizia inclusa, non si è fermata la perdita di suolo sano causata dal cemento.

Il nuovo Rapporto sul consumo di suolo  realizzato da ISPRA e dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente ha xertificato che neppure la pandemia ha fermato il consumo di suolo in Italia. Perché il suolo resta il migliore bancomat di ogni ministratore locale, ogni cittadino, di qualsiasi città italiana, potrebbe portare qualche caso concreto. Così, oggi, ogni italiano ha a disposizione circa 360 metri quadri di cemento. Negli Anni 50 erano meno della metà (160 metri quadri).

Il rapporto sottolinea che dal 2012 ad oggi il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155mila quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei nostri territori) e lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio. Un dato, quest’ultimo, che equivale a oltre un milione di macchine in più circolanti nello stesso periodo per un totale di più di 90 miliardi di km. In altre parole due milioni di volte il giro della terra.

Il costo stimato che l’Italia potrebbe essere costretta a sostenere a causa della perdita dei servizi ecosistemici dovuta al consumo di suolo tra il 2012 e il 2030 è compreso tra 81 e 99 miliardi di euro. 

“Di fatto aldilà del rallentamento che c’è stato nel 2012 rispetto al periodo precedente, negli ultimi 8 anni procediamo a una velocità quasi costante del consumo di suolo. Continuiamo così a perdere quasi 2 metri quadrati ogni secondo” spiega Michele Munafò, responsabile Monitoraggio territorio e consumo di suolo di ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale). “Solo nel 2006 eravamo al 6,76% della superficie artificiale. Oggi siamo arrivati al 7,11%. Per dare un’idea la media europea è appena sopra il 4%. Quindi siamo a quasi il doppio della media Ue. E questo – sottolinea Munafò – in un Paese che non cresce nemmeno più dal punto di vista della popolazione. Viene quindi meno anche quella domanda teorica potenziale di necessità di costruire legata alle necessità di una popolazione crescente che in Italia non c’è. Gli scenari futuri indicano anzi una decrescita della popolazione”.

Nel dettaglio a livello regionale, il rapporto evidenzia come l’incremento maggiore di consumo di suolo quest’anno è in Lombardia, che torna al primo posto tra le regioni con 765 ettari in più in 12 mesi. La seguono Veneto (+682 ettari), Puglia (+493), Piemonte (+439) e Lazio (+431).

Il consumo di suolo nelle diverse regioni d’Italia. Valori percentuali e confronto 2019-2020. FONTE: Rapporto Consumo di Suolo, ISPRA 2021.

Il cemento in aree a rischio

Nemmeno i rischi idraulici e sismici frenano la cementificazione. Nelle aree a pericolosità idraulica la percentuale supera infatti il 9% per quelle a pericolosità media e il 6% per quelle a pericolosità elevata. Il confronto tra i dati 2019 e 2020 mostra che 767 ettari del consumo di suolo annuale si sono concentrati all’interno delle aree a pericolosità idraulica media e 285 in quelle a pericolosità da frana, di cui 20 ettari in aree a pericolosità molto elevata e 62 a pericolosità elevata. Le percentuali si confermano alte anche nei territori a pericolosità sismica alta dove il 7% del suolo risulta ormai cementificato.

Consumo di suolo e isole di calore

I dati evidenziano poi delle criticità a livello urbano e periurbano. A livello nazionale superano i 2300 gli ettari consumati all’interno delle città e nelle aree produttive (il 46% del totale) negli ultimi 12 mesi. Come conseguenza, le nostre città sono sempre più calde, con temperature estive, già più alte di 2°C, che possono arrivare anche a 6°C in più rispetto alle aree limitrofe non urbanizzate.

Localizzazione dei principali cambiamenti dovuti al consumo di suolo tra il 2019 e il 2020. FONTE: elaborazioni ISPRA su cartografia SNPA

Fonte  ISPRA – Rapporto sul consumo di suolo