La legge del trattore

Di   3 Novembre 2021

Scenari di un possbile futuro segnato da motorizzazioni, regole e saperi nuovi, ma anche dalla revisione. Ad Eima, uno degli incontri più a misura di contoterzista è stato quello organizzato da FederUnacoma dal titolo “La legislazione del futuro e gli effetti in agricoltura”

Al convegno su “Legislazione del futuro e gli effetti in agricoltura” sono intervenuti Lorenzo Iuliano, Domenico Papaleo (ufficio tecnico FederUnacoma) e l’agronomo Mattia Trevini. Sono stati abbozzati scenari di un possibile futuro segnato da nuove motorizzazioni, nuove regole di circolazione, dalla revisione dei mezzi agricoli e da nuovi saperi da spendere sul trattore.

NORME E MOTORIZZAZIONI

L’Europa (sì, sempre Lei, un po’ amata e un po’ odiata) chiede sempre meno emissioni. I motori Stage V sono estremamente meno inquinanti di quelli che li hanno preceduti (in generale -90% di emissioni). Che senso ha, ci si è quindi chiesti, parlare già adesso di motori elettrici o a idrogeno in agricoltura? In fondo già i nuovi Stage V sono una vittoria per l’ambiente. Progettarli e produrli non è stato indolore per le case costruttrici, l’inserimento di dispositivi come il SCR (il catalizzatore a urea), il DOC (il catalizzatore ossidante) o il DPF (il filtro antiparticolato) ha comportato delle onerose riprogettazioni (cofani più alti, sbalzi del trattore modificati e dispositivi post trattamento giustapposti alla scocca). Forse ha più senso fare il possibile affinché si diffondano il più possibile, senza farli già apparire “vecchi” parlando di elettricità o idrogeno. In fondo la rivoluzione nei motori è già stata fatta, inutile inseguirne già un’altra. La sfida devono essere nuove norme per favorire lo svecchiamento del parco macchine.

LIMITI DEL CODICE DELLA STRADA

Risale al 1992 e i suoi quasi 30 anni si sentono tutti. Dal limite di velocità di 40 km/h alla lunghezza del convoglio di 16,5 metri. Sono stati aggiornati solo i pesi complessivi, ora arrivati a 44 ton (oltre ci sono degli indennizzi di usura strada fuori mercato per il mondo agricolo, oltre 2000 euro all’anno). I limiti imposti dal Codice della strada, in ogni caso, sono eccessivi: in agricoltura vige sempre il principio che grande è bello (forse fra qualche anno ci rimangeremo tutto, e saremo tutti fan dei piccoli robot di campo). FedeUnacoma sta cercando di far aumentare il limite di velocità, così come la lunghezza dei convogli. Non solo, ha chiesto di modificare l’art. 110 per consentire ai privati cittadini (i cosiddetti hobby farmer) di immatricolare un trattore. Una curiosità, prima del 1992 il limite di lunghezza su strada era 18 metri. Come si è arrivati 30 anni fa a scendere agli attuali 16,5.

Da sinistra Iuliano, Papaleo e Trevini

NORME E ACQUISTI PERICOLOSI

Cosa succede se un contoterzista o un agricoltore acquista un rimorchio Mother Regulation (MR)? Può andare incontro a qualche problema se in casa ha solo trattori vecchi. Il rimorchio MR avrà una doppia linea idraulica, mentre i trattori i vecchia omologazione una sola. Occorrerà un adattatore. Peccato che le norme attuali non lo contemplino: occorrerebbe che anche gli adattatori siano sottoposti a omologazione per non avere brutte sorprese.

NUOVE CONOSCENZE

Norme e burocrazia pesano sull’allegato tecnico, sulle pratiche di omologazione, mancano (sempre nella giusta misura) nella “formazione”. Si entra in un discorso di filiera perché gli attori sono molti. Si deve insistere su una formazione normata per due ragioni: in primo luogo perché alcuni saperi dati per scontati in agromeccanica non sono poi così scontati, ed è per questo che si verificano molti incidenti sui mezzi agricoli; in secondo luogo perché le tecnologie 4.0 montate oggi dai trattori e dalle attrezzature rimangono spente se l’operatore non sa come utilizzarle. “Di fatto si compra 4.0 per le agevolazioni, poi di fatto non si usa” (ha detto Iuliano). Il solito carro davanti ai buoi.

OBIETTIVI

Durante il convegno Uncai è stata citata a più riprese. Molto spesso, infatti, FederUnacoma e l’Unione Contoterzisti collaborano per sviscerare problematiche normative e, soprattutto, risolverle. Ne è nata una visione comune sulla legislazione del futuro della meccanizzazione agricola . Per esempio, l’accoppiamento tra caricatori frontali e trattore. C’è un problema di sicurezza (la normativa non prevede alcuni rischi specifici di questa macchina come la caduta di oggetti dall’alto) e poi c’è un problema burocratico (quando va chiesto il nullaosta? Cosa deve fare chi compra un trattore senza caricatore e solo dopo decido di accoppiarlo?) Ma c’è anche la questione della mancanza di uno standard europeo per i dispositivi di illuminazione delle attrezzature portate/semi portate (“Forse in passato la mancanza di uno standard conveniva a qualcuno, ma la nuova generazione non ha voglia di perdere tempo in questioni come questa, lavorando a valle per adeguare i sistemi di illuminazione in base al Paese”, ha detto Papaleo). Le cose da sistemare non finiscono qui: in Europa ognuno fa come gli pare circa i pannelli di segnalazione per le attrezzature portate e semi portate, così come variano da Stato a Stato i requisiti di omologazione dei trattori cingolati; l’allegato tecnico è complicato da leggere, contiene troppe informazioni, spesso confondenti, soprattutto per la Polizia stradale: si può snellire e digitalizzare con un qrcode. Così come vale la pena digitalizzare le pratiche di omologazione (l’endemica lentezza della burocrazia italica crea grossi problemi ai costruttori) e le immatricolazioni (c’è la firma digitale, usiamola).

LA NORMA REGINA, LA REVISIONE

Con onestà è stato detto che si tratta di un argomento da servizi segreti, da logge massoniche, non alla nostra portata. “La revisione è stata pensata nel 2012, e da allora sono passati tanti anni. Oggi non è più solo un problema di sicurezza sul lavoro, ma anche di green deal e di requisiti ambientali che dovrebbe avere un mezzo agricolo. Viene così da chiedere se valga la pena revisionare le macchine più vecchie che potranno anche diventare più sicure ma che inquinerebbero sempre tanto. Lo dico a titolo personale: forse sarebbe meglio partire dai trattori nuovi, quelli che vale la pena mantenere in vita” (l’ha detto Papaleo). La revisione è la norma di tutte le norme, non la norma madre (che è invece europea), ma la norma regina, anzi la vecchia strega. “L’esaltazione del nuovo non risolve il problema, ma allontana il contadino dall’acquisto di una macchina costosa e complessa. Occorre una drastica rottamazione del vecchio, che non deve più essere considerato uno strumento di lavoro” (parole di Iuliano). In tutto questo “pare che il nuovo decreto trasporti abbia introdotto un Registro storico dei trattori agricoli. Come verrà usato? Come una via di fuga a ogni ipotesi di revisione?” (Papaleo).

CI VUOLE UNA GUIDA AGRONOMICA

Con l’agronomo Mattia Trevini la discussione si è spostata sugli effetti in agricoltura della nuova meccanizzazione e delle suo norme. Che l’innovazione 4.0 abbia determinato la comparsa di partner tecnici inediti in ambito agromeccanico è sotto gli occhi di tutti: ogni piattaforma, sensore, drone, chip ha la sua software house, la sua start up o semplicemente una ditta che in precedenza collaborava solo con il mondo dell’industria e che compete per una fetta di mercato anche in agricoltura. Ma anche i suoi legislatori (con i robot agricoli e l’intelligenza artificiale se ne vedranno delle belle, dal punto di vista normativo, prepariamoci!).

L’agronomia deve guidare gli sviluppi agromeccanici. Sembra banale, ma non è così. Dimensioni, allestimenti, propulsioni impattano sull’adattabilità dei mezzi agricoli alle condizioni di campo e all’efficienza agronomica. Ci sono trattori belli da morire, ma sono le diverse condizioni di impiego che faranno la differenza in azienda al momento di scegliere il tipo di propulsione, le performance e la gestione del parco macchine, tra manutenzione e riparazioni. Le macchine sono parte di una azienda agricola e devono svolgere lavori agronomici: che senso ha allestire un cantiere da 500mila euro, con macchine interconnesse fra loro, intelligenti, se poi si segnano tutte le operazioni di campo su un foglietto di carta, come spesso accade? Forse conviene, prima di acquistare una macchina costosa, investire qualcosa nella formazione di operatori giovani e anziani.

Capacità e portate dei mezzi impattano sull’organizzazione dei cantieri. La possibilità di trasportare 44 ton di prodotto si traduce in maggiori oneri gestionali (tante tonnellate usurano di più i mezzi). C’è poi la difficoltà logistica di allestire un cantiere di notevoli dimensioni e il problema del compattamento del suolo. D’altra parte un rimorchio da 44 ton permette una maggiore tempestività (si possono programmare meglio le attività, schivando le bizze del meteo) e più qualità del prodotto (resta meno in campo, quindi è meno soggetto a deperimento e ai parassiti). L’aggravio degli oneri è quindi da valutare di volta in volta.

FUTURISMO AGRONOMICO

Macchine più grandi ed efficienti o macchine più piccole in gran numero? Grosso è bello, non si discute, ma l’agronomia preferisce l’approccio “a sciame” dei piccoli agro-bot. “La spinta verso l’automazione, d’altra parte, è notevole. Molto probabilmente per molto tempo ancora i piccoli e i grossi mezzi agricoli coesisteranno, ma prima o poi automazione, robot, algoritmi, software avranno la meglio sulle macchine grandi. Servirà però un’importante crescita in formazione” (ha detto Trevini). La strada è però lunga, ed è il caso, ora di soffermaci sui trattori omologati poco prima dell’entrata in vigore della Mother Regulation: “Una macchina acquistata nel 2016 non è MR. Tecnologicamente non è tanto distante. È un peccato non adattarle, in qualche modo, con qualche norma” (ha aggiunto Trevini, riferendosi a ganci traino e alla doppia linea idraulica). In gioco c’è la valorizzazione di macchine che hanno d’avanti molti anni ancora di onorato servizio: “Possono pur sempre ospitare applicazioni 4.0”. Interventi spesso semplici (un’opportunità per i piccoli costruttori), purtroppo appesantiti dalla burocrazia. “L’ampliamento degli standard costruttivi europei, con l’armonizzazione delle norme, ha anche dei risvolti agronomici: quante volte è capitato a un terzista di importare dall’estero macchine particolari, in grado di risolvere problemi agronomici, come la logistica dei reflui zootecnici o la tecnica dello strip tillage, per poi perdere molto tempo per la sua messa a norma?! Oggi si possono importare dall’Olanda dei rimorchi con doppia omologazione industriale e agricolo. Possono essere usati sia in strada sia in campo: dopo aver caricato il prodotto, si sgancia il trattore e si aggancia il camion, e si fanno i 100 km che separano dal centro di raccolto a un’altra velocità”. Un’altra dimostrazione che le norme impattano sempre sui costi e occorre pensare e scriverle bene, con gli addetti ai lavori, agronomi, agricoltori, contoterzisti e ingegneri, non solo azzeccagarbugli.