Caro fertilizzanti, serve un tetto al prezzo del gas e investire sulle alternative possibili

Di   19 Ottobre 2022

“Abbiamo bisogno immediato di una risposta dell’Unione per bloccare la corsa dei prezzi dei fertilizzanti, e garantirne una disponibilità adeguata al fabbisogno delle nostre aziende agricole”, ha detto di recente l’europarlamentare del Gruppo S&D, Paolo De Castro in Assemblea plenaria a Strasburgo.

“L’escalation delle quotazioni delle materie prime e dei costi energetici a cui assistiamo da mesi – ha spiegato De Castro – sta generando conseguenze irreversibili, di cui i nostri agricoltori rischiano ancora una volta di essere le prime vittime. Il 50% del cibo che arriva sulle nostre tavole si basa infatti sull’uso di fertilizzanti organici di qualità, che negli ultimi decenni hanno avuto un ruolo fondamentale nella ‘rivoluzione verde’ del nostro sistema agricolo, aumentando le rese e garantendo sempre maggiore sicurezza alimentare a livello globale”.

“In italia nel 2022 a causa dei rincari e della scarsa reperibilità si è verificato il taglio da parte delle aziende agricole di quasi 1/3 negli acquisti di fertilizzanti che mette a rischio le semine, i trapianti autunnali e la stessa produttività dei raccolti made in Italy”, ha rincarato in una nota Coldiretti.

Come tutti noi sappiamo a pesare sull’aumento del costo dei fertilizzanti, che in un anno è più che raddoppiato, sono le misure adottate con l’inizio della guerra in Ucraina con sanzioni, accaparramenti e riduzioni degli scambi che hanno favorito le speculazioni, in una situazione in cui l’Italia ha importato lo scorso anno dall’Ucraina ben 136 milioni di chili di fertilizzanti mentre altri 171 milioni di chili arrivavano dalla Russia e 71 milioni di chili dalla Bielorussia. Una quota superiore al 15% del totale delle importazioni.

Poiché la Russia e la Bielorussia costituiscono circa il 40% della produzione globale di potassio mentre la Russia produce circa il 20% dell’azoto mondiale. l’urea è balzata a 1.100 euro a tonnellata contro i 540 euro a tonnellata dello scorso anno, mentre il perfosfato è passato da 185 agli attuali 470 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 455 a 1005 euro/tonnellata.

Quali soluzioni? Un tetto al prezzo del gas avrebbe risvolti immediati su settori fondamentali come questo. Ma occorre anche investire su tutte le alternative disponibili eliminando quei vincoli, come la soglia dei 170 chili di azoto per ettaro l’anno, che ancora oggi limitano l’utilizzo di fertilizzanti organici, e lo sviluppo di veri sistemi di economia circolare, con lo sfruttamento del digestato.

Invece i tecnici di Consorzi agrari d’Italia consigliano in questo momento di utilizzare prodotti innovativi, come quelli a cessione controllata dell’azoto, per ottenere un risparmio del 25% circa sui costi standard di concimazione. un ulteriore aiuto puo’ arrivare dai sistemi di agricoltura di precisione che permettono di massimizzare la concimazione e risparmiare anche fino al 20% sul dosaggio di prodotti tradizionali. Importante anche il contributo dei batteri azoto fissatori per rendere disponibile l’azoto atmosferico e sfruttarlo per la nutrizione delle piante.
L’italia importa il 70% circa di concimi minerali (azotati, fosfatici, potassio), con l’Egitto che da sola rappresenta poco meno del 50% delle importazioni, seguito da Ucraina (10-15%), Algeria, Libia, Turchia, Marocco, Bielorussia e Russia.